TEST di autovalutazione

1 Gli errori più frequenti commessi dai genitori nella gestione del comportamento dei loro figli con DDAI sono:
A) Tendenza ad urlare e sbraitare per i comportamenti positivi del bambino
B) Concordanza tra i modelli educativi della madre e del padre
C) Tendenza a lasciar passare troppo tempo prima di intervenire sul comportamento inadeguato
D) Mancanza di strategie educative di gestione dei comportamenti inadeguati

 

2 Un intervento efficace sui bambini affetti da DDAI prevede un inserimento immediato in un tempo compreso tra i 5 e i 10 secondi dalla manifestazione del comportamento e deve rispettare le seguenti fasi:
A) Dire al bambino di smettere di comportarsi in un certo modo; comunicare in modo chiaro e semplice le conseguenze di quel comportamento; punire il comportamento
B) Punire il comportamento; dire al bambino di smettere di comportarsi in un certo modo; comunicare in modo chiaro e semplice le conseguenze di quel comportamento
C) Comunicare in modo chiaro e semplice le conseguenze di quel comportamento; punire il comportamento; dire al bambino di smettere di comportarsi in un certo modo
D) Punire il comportamento; comunicare in modo chiaro e semplice le conseguenze di quel comportamento; dire al bambino di smettere di comportarsi in un certo modo

 

3 Attualmente esistono diversi gruppi di sostegno per i genitori, il loro obbiettivo è:
A) Far evitare perdite di tempo e inutili preoccupazioni ai genitori dei bambini che hanno appena ricevuto una diagnosi o quelli che non riescono ad ottenere un aiuto efficace
B) Assistere i genitori nella richiesta degli indennizzi economici che gli spettano ma che sono stati loro rifiutati dal servizio sanitario nazionale per ragioni contro le quali è possibile presentare ricorso
C) Organizzare conferenze ed incontri aperti ai professionisti del settore e ai genitori
D) Accrescere la consapevolezza sul DDAI e sulle informazioni correlate, oltre che migliorare la qualità degli interventi offerti ai giovani pazienti con DDAI e alle loro famiglie

 

4 I progetti di Parent-Education e Parent-Training sono stati introdotti intorno agli anni:
A) Ottanta del '900
B) Sessanta del '900
C) Novanta del '900
D) Cinquanta del '900

 

5 Lo strumento del Parent Training aiuta i genitori a:
A) Riflettere su come è strutturato il loro ambiente familiare in modo da poterlo riorganizzare per favorire l'autoregolazione e la riflessività del bambino
B) Riflettere sul ruolo di genitore in modo da far comprendere al bambino chi è in grado di prendere decisioni all'interno della famiglia
C) Imparare ad essere genitori perfetti e quindi a possedere le abilità necessarie a risolvere le loro situazioni problematiche
D) Imparare ad essere più riflessivi, ad adottare metodi educativi coerenti, a possedere le abilità necessarie a risolvere le loro situazioni problematiche

 

6 La figura del terapeuta ha un ruolo di primo piano nella conduzione del parent training. Il suo compito consiste nel:
A) Sostituirsi ai genitori
B) Fornire soluzioni
C) Rendere i genitori i veri protagonisti di un processo di formazione e di cambiamento
D) Aiutare il genitore attraverso una serie di imput al fine di agevolare il processo di accetazione della diagnosi del figlio

 

7 L'intervento terapeutico proposto dallo studioso che lo ha ideato (Hanf) è articolato in due stadi:
A) Nel primo stadio si insegna ai genitori a prestare adeguate attenzioni al figlio quando manifesta comportamenti lievemente disturbanti. Nel secondo stadio si introduce l'uso del timeout, una tecnica punitiva per ridurre i comportamenti inadeguati
B) Nel primo si insegna ai genitori a prestare attenzioni al figlio quando manifesta comportamenti positivi, e ad ignorare i comportamenti lievemente disturbanti. Nel secondo stadio si introduce l'uso del timeout, una tecnica punitiva per ridurre i comportamenti inadeguati
C) Nel primo si insegna ai genitori l'uso del timeout, una tecnica punitiva per ridurre i comportamenti inadeguati. Nel secondo stadio si introduce a prestare attenzioni al figlio quando manifesta comportamenti positivi, e ad ignorare i comportamenti lievemente disturbanti
D) Nel primo si insegna ai bambini a manifestare comportamenti positivi ed evitare i quelli inadeguati. Nel secondo stadio si introduce l'uso del timeout, una tecnica che va a premiare i bambini ogni volta che manifestano i comportamenti positivi

 

8 C. Vio, G. Marzocchi e F. Offredi, autori del Parent Training, hanno individuato sei momenti per la costruzione di un percorso di intervento cognitivo comportamentale per genitori e bambino con disturbo da deficit d'attenzione/iperattività. Individua i primi tre momenti:
A) Durante il primo stadio è necessario determinare nel bambino la presenza o meno del disturbo e il suo livello di gravità. In un secondo momento bisogna individuare le caratteristiche cognitive e comportamentali del bambino, della famiglia e della scuola. Il terzo stadio riguarda l'insegnamento ai genitori di strategie e modalità di interventi utili alla riduzione e/o alla scomparsa dei comportamenti problematici
B) Nel primo stadio si coinvolge la scuola perché essa rappresenta un contesto della vita del bambino nel quale i comportamenti sono particolarmente frequenti. Nel secondo stadio bisogna individuare le caratteristiche cognitive e comportamentali del bambino e della famiglia. Nel terzo stadio bisogna insegnare ai genitori strategie e modalità di interventi utili alla riduzione e/o alla scomparsa dei comportamenti problematici
C) Durante il primo stadio è necessario preparare il bambino e i genitori agli eventuali cambiamenti che potranno verificarsi attraverso l'intervento con i genitori. Nel secondo stadio bisogna insegnare ai genitori strategie e modalità di interventi utili alla riduzione e/o alla scomparsa dei comportamenti problematici. Nel terzo stadio si rimandano i genitori a dei colloqui di controllo e verifica del lavoro svolto
D) Nel primo stadio è necessario determinare nel bambino la presenza o meno del disturbo e il suo livello di gravità. In un secondo momento bisogna individuare le caratteristiche cognitive e comportamentali del bambino, della famiglia e della scuola.Nel terzo stadio si rimandano i genitori a dei colloqui di controllo e verifica del lavoro svolto

 

9 Il trainer familiare deve tener conto di due aspetti, quali:
A) L'aspetto cognitivo e quello di formazione
B) L'aspetto formativo e comportamentale
C) L'aspetto educativo e quello comportamentale
D) L'aspetto educativo e quello di formazione

 

10 Il prof. Russel Barkley, noto studioso di DDAI, suggerisce 10 principi guida che i genitori di un bambino con deficit di attenzione/iperattività dovrebbero osservare nella gestione quotidiana del proprio figlio. Individua il primo e l'ultimo tra:
A) Fornire al bambino feedback e ricompense immediate-Usare incentivi prima della punizione
B) Usare incentivi prima della punizione-Prevedere le situazioni problematiche
C) Fornire al bambino feedback e ricompense immediate-Applicare il perdono
D) Applicare il perdono-Dare al bambino feedback più frequenti